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Bambini e terrorismo: quando e di cosa parlare?

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Notizie terribili e immagini spaventose si rincorrono in questi giorni sugli schermi delle televisioni, alla radio e su internet. Sembrano giorni fatti apposta per far crescere l’ansia, per creare la percezione di una minaccia che non sappiamo quando e dove prenderà forma.

In un contesto del genere chi ha si chiede come gestire la comunicazione con loro: è giusto parlare di quello che succede? Cosa bisogna dire? Come gestire il nostro stato d’animo di fronte a loro?

1 – Non è necessario parlarne a tutti i costi…

Non si tratta di fornire un alibi a quei genitori che non sanno come affrontare il discorso con i propri figli, ma prendere atto del fatto che non tutti i bambini vorranno parlare con gli adulti, soprattutto se percepiscono che gli adulti non si sentono di affrontare con loro quell’argomento.
Al contrario di quel che si pensa comunemente i bambini non chiedono tutto indiscriminatamente, sono capaci di percepire accuratamente quale sia lo stato emotivo dei genitori rispetto a un argomento e quindi di evitarlo o affrontarlo con loro.

Sarà quindi più facile e naturale affrontare il tema degli attentati in quelle famiglie in cui si è già abituati a parlare di tutto e in cui i bambini sanno che possono chiedere informazioni ai loro genitori.

2 – …ma si può chiedere al bambino se vuole farlo

Se un bambino ha visto qualche servizio giornalistico sugli attentati oppure ne ha sentito parlare gli adulti potrà succedere che non faccia domande, o che non le faccia immediatamente. E’ comprensibile che un bambino possa essere titubante a chiedere, sia perché non è ancora pronto ad affrontare le risposte sia perché può pensare di non essere autorizzato a farlo.
Se un adulto ha il dubbio che il bambino voglia chiedere qualcosa può semplicemente segnalare la propria disponibilità a parlarne: “ti interessa sapere qualcosa su quello che è successo?”. Se il bambino risponde di no è bene rispettare il suo volere rassicurandolo sulla disponibilità – anche futura – dell’adulto: “Va bene. Se più tardi ti viene in mente qualche domanda ne possiamo parlare”. (E naturalmente bisogna essere davvero disponibili).

3 – Osservate i vostri figli

Che decidiate o meno di parlare con i vostri figli di ciò che sta accadendo è però importante che li osserviate con maggiore attenzione se pensate che possano essere venuti a contatto con immagini/informazioni/emozioni che non sanno come gestire. Se notate qualche cambiamento inaspettato, ad esempio un comportamento tipico di quando il bambino era più piccolo, quello potrebbe essere un piccolo segnale di disagio che segnala l’opportunità di un vostro intervento.
Se quindi notate che il vostro bambino si comporta in una maniera diversa dal solito quello è il momento di chiedere se c’è qualcosa che lo preoccupa, se ha visto o sentito qualcosa che non ha capito.

4 – Non c’è un’età giusta

Chi si chiede se c’è un’età “giusta” per parlarne, dovrebbe considerare che i bambini accrescono la complessità della loro visione del mondo man mano che crescono ma ciò non significa che non si possa comunque parlare con loro di questioni difficili anche quando sono piccoli.
A seconda delle età i bambini fanno domande diverse, hanno curiosità diverse e sono in grado di gestire un livello di “realismo diverso” (lo vedremo meglio nel prossimo punto).

5 – Cercate un linguaggio adatto

Se i bambini sono potenzialmente pronti a parlare di tutto con i loro adulti di riferimento è però necessario trovare un modo di spiegare le cose che per loro sia comprensibile. Non potremo quindi dire a un bambino piccolo che gli attentatori hanno agito perché “vogliono attaccare il nostro stile di vita” ma potremo spiegare loro che ci sono persone che pensano di risolvere i problemi facendo del male ad altre persone.
Per agganciare le spiegazioni che forniamo all’esperienza diretta dei bambini possiamo prendere ad esempio situazioni o emozioni che sperimentano nella loro quotidianità: “Ti ricordi quando ti sei arrabbiato perché un bambino ti ha preso un gioco? Ci sono persone che sono molto arrabbiate e non sanno calmarsi, come invece sai fare tu.”

Una delle funzioni del genitore è, in generale, quella di fare delle “traduzioni” dando un senso agli eventi che sia comprensibile per il bambino.

6 – Se non parla magari disegna!

Il linguaggio verbale è il mezzo che gli adulti sono abituati a utilizzare normalmente e a considerare come più completo. I bambini invece possono trovare difficile esprimere verbalmente le loro emozioni o i loro pensieri e può essere utile offrire loro la possibilità di esprimere le loro emozioni attraverso il disegno, l’invenzione di storie, il gioco, scrivere una lettera a un personaggio vero o di fantasia.

7 – Rassicurate ma in maniera realistica

Come tutti gli esseri umani i bambini sono alla ricerca di sicurezza, spiegate loro che ci sono tante persone che stanno lavorando per evitare che altri episodi del genere possano succedere e che i “cattivi” sono molti meno dei “buoni”, anche se a volte questi ultimi riescono a farla franca.
Rassicurateli sul fatto che avere paura è una cosa normale ma che con voi sono al sicuro.
Evitate di dire cose che potrebbero rivelarsi false in futuro: dire che “non succederà mai più” sarebbe  quindi scorretto.

8- Evitate stereotipi e concetti razzisti

L’odio non è un bel sentimento, evitate di generarlo nei vostri figli. I terroristi sono un gruppo ristretto e bisogna sottolineare che le loro azioni non sono frutto del loro credo religioso o della loro appartenenza razziale. Tra i bambini che frequentano le scuole oggi ce ne sono molti musulmani ed è un bene che i vostri figli sappiano chiaramente che il terrorismo non ha nulla a che fare con loro.

9 – Coordinatevi con la scuola o i gruppi che il bambino frequenta

Se il vostro bambino frequenta la scuola, l’oratorio, gli scout o gruppi sportivi potrebbe accadere che gli educatori o gli insegnanti decidano di parlare di quello che è successo, magari perché i bambini ne stanno parlando tra loro. E’ dunque importante essere informati di ciò che è viene detto nei contesti che il bambino frequenta abitualmente perché le nostre conversazioni con lui dovranno tenere conto anche delle spiegazioni che ha già ricevuto.
Ma c’è un altro motivo per cui è importante rimanere in contatto con insegnanti ed educatori: loro hanno la possibilità di osservare cambiamenti nel comportamento dei bambini e nelle loro modalità di interazione, tutti possibili segnali di uno stato di agitazione nel bambino.

10 – Non lasciate esposti i bambini ai media

Evitate di lasciare televisione o radio accese mentre siete distratti o lontani perché i bambini potrebbero vedere o sentire contenuti inadatti relativi al terrorismo. Eventualmente guardate la televisione insieme ma considerate anche che potrebbe essere molto più rilassante e rassicurante per voi e per i vostri figli decidere di passare il tempo facendo qualcosa di nuovo e insieme.

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